Il lavoro di wedding planner nel 2025: due generazioni, una sfida comune

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C’è chi ha iniziato a lavorare in questo settore quando la figura della wedding planner era ancora da spiegare. E chi arriva oggi, con un profilo Instagram già pronto e una visione apparentemente chiara di ciò che vuole diventare.

Due generazioni che si incrociano, si osservano, a volte si fraintendono. E che oggi più che mai si trovano a convivere all’interno di un mercato che cambia.

Nel 2025 il mestiere di wedding planner è diventato più visibile, ma non necessariamente più chiaro. Le coppie hanno esigenze complesse, aspettative alte e budget che spesso non sono allineati alle richieste. La figura di wedding planner si è moltiplicata, ma non sempre si è definita. E per chi si affaccia al matrimonio con la speranza di trovare una guida solida, orientarsi tra chi è davvero competente e chi semplicemente si propone bene non è così immediato.

In questo scenario, anche chi lavora nel settore si muove tra nuove difficoltà. 

Chi comincia oggi ha senza dubbio dei vantaggi: conosce già il linguaggio dei social, ha dimestichezza con gli strumenti digitali e riesce a parlare lo stesso codice comunicativo della nuova generazione di sposi. Ma spesso manca l’esperienza, non solo nell’organizzazione degli eventi, ma anche nella gestione di un cliente, nella relazione, nel lavoro di squadra, nella tenuta dei processi e dei flussi operativi.

Dall’altro lato, c’è chi lavora da anni e si porta dietro un patrimonio di competenze maturato in contesti strutturati, agenzie, aziende. Professioniste che sanno come si conduce un progetto, come si lavora con metodo, come si accompagna davvero un cliente nel suo percorso. Ma che oggi si trovano a fare i conti con un mercato più veloce, un linguaggio nuovo, una comunicazione che premia chi riesce ad “esserci” prima ancora che a dimostrare solidità. Il rischio? Sentirsi superate, spossate, a volte inadeguate. O peggio ancora, finire per convincersi che "ormai funziona così" e spegnere la voglia di innovare, di aggiornarsi, di trovare nuove strade.

Da una parte quindi l’entusiasmo giovane che però spesso non regge il confronto con la complessità reale del lavoro. Dall’altra, l’esperienza che fatica a farsi vedere, a tradurre valore in visibilità.
In mezzo, un settore che rischia di indebolirsi, perché diventa sempre più difficile riconoscere cosa è davvero fatto bene e chi sa davvero farlo bene.

Eppure, alcune cose restano ferme e saranno valide anche in futuro.

Un metodo di lavoro efficace.
La capacità di valutarsi con onestà, nel bene e nel male.
La volontà di migliorarsi con costanza.
L’attenzione a costruire relazioni etiche e sane.
La capacità di tenere insieme visione creativa e imprenditoriale.

Sono questi gli strumenti da cui ripartire. Per chi ha appena iniziato. Per chi è nel mezzo. Per chi è nel mestiere da sempre. Perché il futuro di questa professione non sarà né solo questione di visibilità, né solo di esperienza. Ma della qualità del lavoro che saprà difendersi, evolversi e continuare a generare fiducia.

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